Recensione Libro Accecati dalla luce di Gianluca Morozzi

«Quando diventi springsteeniano è come quando diventi tifoso di una squadra, devi saperlo, quello che ti toccherà da quel momento per il resto dei tuoi giorni, devi saperlo, che stai comprando tutto il pacchetto. Non è che te la caverai con una decina di dischi che poi riacquisterai in versione cd, no, il giorno che diventi springsteeniano automaticamente ti voti a una vita di corse senza fiato alle transenne, di file notturne per introvabili biglietti, di inseguimenti a Bruce Springsteen intorno agli alberghi, discussioni deliranti, feste springsteeniane, cloni di Springsteen con basette e stivali di pitone, questo vuol dire, comprarsi tutto il pacchetto».

pagine: 224
prezzo: euro 14,00
uscita: aprile 2004

Il nuovo romanzo di Gianluca Morozzi, che ho già acquistato contattando direttamente l’autore via email (… ps: è molto disponibile) indaga il panorama dei fan di Bruce Springsteen: non solo ragazzetti urlanti sotto il palco, ma anche irreprensibili professionisti che trascurano il lavoro per seguire la tournée europea del loro idolo, padri e mariti perfetti che al richiamo del “Boss” abbandonano la famiglia per trascorrere la notte in fila davanti a un negozio di dischi.

Un romanzo che racconta dall’interno (Morozzi è un springsteeniano di vecchia data) un mondo che grazie alle capacità dell’autore ci sembrerà di vivere in prima persona.

Un libro scritto con l’umorismo che caratterizza la narrativa di Morozzi, ma senza l’ironia di chi descrive da fuori un fenomeno che non gli appartiene.

Gianluca Morozzi è nato nel 1971 a Bologna, dove vive tra la musica, la scrittura e un penetrometro dinamico.

Per Fernandel ha già pubblicato il romanzo Despero (la storia di una scalcinata rock band), la raccolta Luglio, agosto, settembre nero (sette episodi che raccontano l’Italia di oggi dai giorni del G8 di Genova alla guerra in Afghanistan) e Dieci cose che ho fatto ma che non posso credere di aver fatto, però le ho fatte (un libro che ha un titolo che si spiega da solo…).

Casa editrice: http://www.fernandel.it/
Gianluca Morozzi su Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Gianluca_Morozzi
Blog di Gianluca Morozzi: http://www.myspace.com/gianlucamorozzi

Ni Gialuca Morozzi consiglio pure il libro: L’abisso.
BELLISSIMO, si legge in un fiato

Il pozzo e le parole

Il mio amico Sergio Fumich ha scritto un nuovo libro: Il pozzo e le parole
Gli scritti raccolti nel volume sono stati redatti negli anni 2005 e 2006 a seguito di quell’ondata revisionista e mistificatoria degli eventi degli ultimi anni di guerra in Istria e a Trieste, che ha accompagnato l’istituzione della “Giornata del Ricordo” con il tamtam mediatico instancabile ed insistente della destra revanscista, che alla fine è riuscita a coinvolgere nel suo stravolgimento della storia, mirante ad accreditare un piccolo “olocausto” di italiani, la più alta carica dello Stato italiano.

Una destra italiana che ha molto da farsi perdonare in quelle terre, a cominciare dal sostegno dato al nazismo a Trieste dopo l’8 settembre 1943 e la stessa rappresaglia nazifascista, seguita alla presa di potere popolare del settembre 1943 in Istria, che causò migliaia di vittime tra la popolazione civile, numeri incomparabili con i 40 morti di Pisino o i corpi estratti dalla foiba di Vines.
Sergio Fumich, Il pozzo e le parole
Lulu Enterprises, UK Ltd, 2007.
ISBN 978-1-84799-222-2,
p. 152, $21.95,
acquistabile online.
Lo si trova anche presso: Bol.it, iBS.it, Webster.it

Per maggiori info e per conoscere l’autore visita il sito www.sergiofumich.com

Il pozzo e le parole

Il mio amico Sergio Fumich ha scritto un nuovo libro: Il pozzo e le parole
Gli scritti raccolti nel volume sono stati redatti negli anni 2005 e 2006 a seguito di quell’ondata revisionista e mistificatoria degli eventi degli ultimi anni di guerra in Istria e a Trieste, che ha accompagnato l’istituzione della “Giornata del Ricordo” con il tamtam mediatico instancabile ed insistente della destra revanscista, che alla fine è riuscita a coinvolgere nel suo stravolgimento della storia, mirante ad accreditare un piccolo “olocausto” di italiani, la più alta carica dello Stato italiano.

Una destra italiana che ha molto da farsi perdonare in quelle terre, a cominciare dal sostegno dato al nazismo a Trieste dopo l’8 settembre 1943 e la stessa rappresaglia nazifascista, seguita alla presa di potere popolare del settembre 1943 in Istria, che causò migliaia di vittime tra la popolazione civile, numeri incomparabili con i 40 morti di Pisino o i corpi estratti dalla foiba di Vines.
Sergio Fumich, Il pozzo e le parole
Lulu Enterprises, UK Ltd, 2007.
ISBN 978-1-84799-222-2,
p. 152, $21.95,
acquistabile online.
Lo si trova anche presso: Bol.it, iBS.it, Webster.it

Per maggiori info e per conoscere l’autore visita il sito www.sergiofumich.com

Con tutto il mio amore di Elena Narbone

Vorrei segnalare un bel libro

Elena Narbone racconta Elisa, ma in realtà descrive l’amore.

Ci prova e i suoi tentativi sono il romanzo stesso, quello vero.

I personaggi escono palpitanti dalle pagine, attraversano strade, riempiono letti e toccano mobili e tovaglie.

Non si sa se amano, qualcuno forse sì, qualcun altro non lo saprà mai. Ma non è importante.

Quello che conta è la domanda che Elena-Elisa si pone sino alla fine, quando scoprirà che nel suo ventre batte una nuova vita.

Cos’è l’amore?

Esiste e come lo percepiamo?

Parlo di “Con tutto il mio amore” di Elena Narbone

(Stranamore Editore, pagg. 144, euro 11,90).

La storia di una ragazza che, sedicenne lascia la campagna, i ritmi della campagna per la città.

Senza rimpianti, inesistente il pensiero alla famiglia, alla casa e al paese lasciati. In primo piano, invece gli amori che si sviluppano sul doppio binario.

Per le donne e per gli uomini.

Più per le donne che per i secondi. Le prime sono rassicuranti, anche se non immuni da fragilità.

I secondi lasciano a desiderare. Sono inaffidabili. Non cedano neanche di fronte alle loro responsabilità. Si chiamano fuori, con una buona dose di faccia tosta e non meno di cinismo.

E alla fine, ti metti a riflettere.

Senti che la storia – agrodolce – è di quelle destinate a rimanerti addosso a lungo.

Per acquistarlo on line:
http://www.internetbookshop.it/code/9788890124365/narbone-elena/con-tutto-mio.html

http://www.libreriauniversitaria.it/tutto-mio-amore-narbone-elena/libro/9788890124365

Introduzione di Gianluca Morozzi

C’è un mio amico scrittore di cui non farò il nome che mi dava questa definizione di scrittura femminile vs. scrittura maschile: se in un romanzo c’è la scena di un tamponamento, dice il mio amico, lo scrittore descrive le condizioni della macchina accartocciata, la scrittrice dice che dentro c’è una donna incinta che ha perso il bambino.
Ecco. Ora avete capito perché non ho detto il nome del mio amico scrittore. Perché forse vi è venuta voglia di picchiarlo.
Provo a dire qualcosa io, allora, sulla scrittura femminile vs. scrittura maschile.
Mettiamo che in un romanzo ci sia una scena di sesso con protagonista una donna, impegnata con un uomo, con un’altra donna, con due uomini, con due donne, quel che vi pare. Uno scrittore descrive la scena come se ci fosse una telecamera invisibile sul soffitto. Una scrittrice, come se la donna stessa fosse la telecamera.

Vi è piaciuta? Non vi è piaciuta? Abbiate pietà di me, nel secondo caso. Non sempre so quello che dico o che scrivo. La protagonista di questo romanzo è una telecamera. Le cose che le accadono, le cose belle, le cose brutte, le cose medie, non vengono mai viste da fuori e meccanicamente registrate. Si vivono sulla pelle. E dentro la carne. Dato che la domanda classica che si fa all’autore di un romanzo in prima persona è: quanto c’è di te nel protagonista, beh, non lo so quanto c’è di Elisa in Elena Narbone, e non è importante. All’epoca del mio primo romanzo, la storia di un musicista scalcinato scritta in prima persona, degli amici che mi conoscevano da vent’anni venivano a dirmi “ehi, è proprio bella la parte in cui ti capita questo e ti capita quello”… e notare che il musicista scalcinato, a un certo punto, finiva al Festivalbar. Quindi, quanto c’è di Elisa in Elena, non è importante per leggere questo romanzo.
Decidetelo voi.

Io l’ho letto e, ora che so che il pinguino maschio cova l’uovo durante le tempeste mentre la femmina passa mesi a cercare il cibo, tutto in me è cambiato.

Con tutto il mio amore di Elena Narbone

Vorrei segnalare un bel libro

Elena Narbone racconta Elisa, ma in realtà descrive l’amore.

Ci prova e i suoi tentativi sono il romanzo stesso, quello vero.

I personaggi escono palpitanti dalle pagine, attraversano strade, riempiono letti e toccano mobili e tovaglie.

Non si sa se amano, qualcuno forse sì, qualcun altro non lo saprà mai. Ma non è importante.

Quello che conta è la domanda che Elena-Elisa si pone sino alla fine, quando scoprirà che nel suo ventre batte una nuova vita.

Cos’è l’amore?

Esiste e come lo percepiamo?

Parlo di “Con tutto il mio amore” di Elena Narbone

(Stranamore Editore, pagg. 144, euro 11,90).

La storia di una ragazza che, sedicenne lascia la campagna, i ritmi della campagna per la città.

Senza rimpianti, inesistente il pensiero alla famiglia, alla casa e al paese lasciati. In primo piano, invece gli amori che si sviluppano sul doppio binario.

Per le donne e per gli uomini.

Più per le donne che per i secondi. Le prime sono rassicuranti, anche se non immuni da fragilità.

I secondi lasciano a desiderare. Sono inaffidabili. Non cedano neanche di fronte alle loro responsabilità. Si chiamano fuori, con una buona dose di faccia tosta e non meno di cinismo.

E alla fine, ti metti a riflettere.

Senti che la storia – agrodolce – è di quelle destinate a rimanerti addosso a lungo.

Per acquistarlo on line:
http://www.internetbookshop.it/code/9788890124365/narbone-elena/con-tutto-mio.html

http://www.libreriauniversitaria.it/tutto-mio-amore-narbone-elena/libro/9788890124365

Introduzione di Gianluca Morozzi

C’è un mio amico scrittore di cui non farò il nome che mi dava questa definizione di scrittura femminile vs. scrittura maschile: se in un romanzo c’è la scena di un tamponamento, dice il mio amico, lo scrittore descrive le condizioni della macchina accartocciata, la scrittrice dice che dentro c’è una donna incinta che ha perso il bambino.
Ecco. Ora avete capito perché non ho detto il nome del mio amico scrittore. Perché forse vi è venuta voglia di picchiarlo.
Provo a dire qualcosa io, allora, sulla scrittura femminile vs. scrittura maschile.
Mettiamo che in un romanzo ci sia una scena di sesso con protagonista una donna, impegnata con un uomo, con un’altra donna, con due uomini, con due donne, quel che vi pare. Uno scrittore descrive la scena come se ci fosse una telecamera invisibile sul soffitto. Una scrittrice, come se la donna stessa fosse la telecamera.

Vi è piaciuta? Non vi è piaciuta? Abbiate pietà di me, nel secondo caso. Non sempre so quello che dico o che scrivo. La protagonista di questo romanzo è una telecamera. Le cose che le accadono, le cose belle, le cose brutte, le cose medie, non vengono mai viste da fuori e meccanicamente registrate. Si vivono sulla pelle. E dentro la carne. Dato che la domanda classica che si fa all’autore di un romanzo in prima persona è: quanto c’è di te nel protagonista, beh, non lo so quanto c’è di Elisa in Elena Narbone, e non è importante. All’epoca del mio primo romanzo, la storia di un musicista scalcinato scritta in prima persona, degli amici che mi conoscevano da vent’anni venivano a dirmi “ehi, è proprio bella la parte in cui ti capita questo e ti capita quello”… e notare che il musicista scalcinato, a un certo punto, finiva al Festivalbar. Quindi, quanto c’è di Elisa in Elena, non è importante per leggere questo romanzo.
Decidetelo voi.

Io l’ho letto e, ora che so che il pinguino maschio cova l’uovo durante le tempeste mentre la femmina passa mesi a cercare il cibo, tutto in me è cambiato.